Habitat 3650 è il nostro luogo, il luogo che vogliamo curare e custodire per il futuro dei nostri figli e della terra. Crediamo che l’agroecologia rappresenti il nuovo modello di sviluppo sostenibile basato sull’interdisciplinarietà, quale strumento di ricerca e innovazione.
Già inizialmente nel 2012, parallelamente alle attività agricole in loco abbiamo iniziato con le attività di ricerca e studio, giungendo alla stesura di un piano aziendale frutto dell’esperienza dei vari professionisti coinvolti in diverse discipline. Attualmente stiamo studiando nuovi modelli di trasformazione dei prodotti agricoli e l’azienda grazie a progetti di collaborazione interdisciplinare sta diventando una sorta di incubatore di idee che trovano la loro genesi dalla terra, dal luogo in cui sorgono, dalla natura, dal contatto con il settore primario.
Coltiviamo biologicamente varietà antiche e piante rustiche più resistenti che generano una minore produzione di residui nell’ambiente. Progettiamo e prototipiamo la loro trasformazione.
La vera sfida di oggi è quella di ri-vedere i modelli culturali (e colturali) che hanno sostenuto la nostra società per molti anni, ri-scoprendone vantaggi sociali ed economici, attraverso l’interdisciplinarietà delle attività che se trovano origine e baricentro nella “terra” potranno ri-creare “reale” rete di sostenibilità tra le persone.
“Dalla Coltura alla Cultura e viceversa: questa simbiosi si è ormai persa ed è da li che si deve ripartire. Le nuove tecnologie se utilizzate nella giusta direzione possono divenire strumenti straordinari di comunicazione e quindi valore aggiunto per il presente ma soprattutto per il futuro. Si potranno riformare quelle “sinapsi sociali” oramai perse che in passato sono state la forza della nostra società contadina. La “cultura contadina” era un valore aggiunto che oramai si è perso ed oggi può essere ripreso ed arricchito, reso interdisciplinare e connotato da nuove risorse economiche che nella globalizzazione possono favorire nuovi modelli di sviluppo economico, sociale ed etico”
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
«Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?» chiede Kublai Khan.
«Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra – risponde Marco –, ma dalla linea dell’arco che esse formano».
Kublai Khan rimane silenzioso, rifettendo. Poi soggiunge:
«Perché mi parli delle pietre? È solo l’arco che m’importa».
Polo risponde: «Senza pietre non c’è arco».
Italo Calvino “le città invisibili”
HABITAT 3650 ORGANIC FARM
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Azienda Agricola Biologica
Alloggi in agriturismo
Fattoria didattica
Turismo rurale
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